Loro
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€ 12,00
EUR
In uscita il 05-04-2024
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Tutto iniziò un’estate a Torno. Mi ero recata nello splendido borgo lacustre per visitare la chiesa di San Giovanni e approfondire le poche informazioni che avevo sul suo cimelio più famoso, il Santo Chiodo, secondo la tradizione uno dei vari chiodi della Passione di Cristo. Mi intrigavano le pratiche rituali legate alla sua custodia, così simili a quelle dell’Arca per la custodia delle reliquie della cripta del duomo di Monza. La tradizione vuole che il chiodo venerato da secoli dai tornaschi sia conservato in uno scrigno a sette chiavi, di cui una custodita dal parroco e le altre sei dalle famiglie notabili del paese, rifacendosi ai setti sigilli del libro dell’Apocalisse di Giovanni: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». La potente affermazione secondo la quale nessuna creatura vivente può comprendere il senso della Storia. Nessuno sa dire il perché del nascere, del morire, dell’amare, del soffrire. Sempre la tradizione vuole che l’ultima domenica di giugno durante la liturgia di San Giovanni il chiodo venga estratto dallo scrigno e immerso in un vaso di rame colmo d’acqua, acqua che viene poi distribuita a infermi e malati. Trovai interessante il rito, ma in quel momento ancora non mi ero interrogata sui poteri taumaturgici attribuiti all’acqua. Mi accompagnava il ‘diogreco’, il mio atletico amico Massimiliano II, bello e muscoloso nonostante i suoi cinquant’anni suonati, col quale sono solita fare trekking e giri in bici scorrazzando per la Brianza, il lago e le Prealpi. Specifico ‘II’ per non confonderlo con il mio storico ex fidanzato Massimiliano ‘I’, originario di Torreano paese contiguo a Cividale del Friuli dove nacque Paolo Diacono 3 che scrisse la Storia dei Longobardi, fonte di primaria importanza per questa mia ricerca. Quando percepii i primi cenni d’insofferenza di Max per la parte culturale della gita, gli proposi l’antico sentiero della Via Regia che collega Brunate a Bellagio all’altezza della località Ponte del Diavolo. Fu lì che li incontrai per la prima volta. A Torno non è difficile trovarli perché sono ben segnalati. Basta salire tra le case del vecchio nucleo del borgo e seguire le indicazioni per i sentieri per Montepiatto e l’antica Via Regia. Ciò che da subito mi stupì fu per quale ragione non ne avessi mai sentito parlare prima. Curiosa come sono, come potevano essermi sfuggite delle chicche così interessanti?
Indice testualeIndice 5 L’eterno riTorno. Come tutto ebbe inizio 11 Massi avelli, non Macchiavelli! 17 Una concamerazione veramente insolita 23 Il Settimo Sigillo 27 Caronte e la Contessa 31 Il Diavolo e l’Acqua Santa 37 L’ha trouvà un avès, ovvero ha fatto fortuna 43 Santa Brigida, il Cavalànt e Arlecchino 51 Il Giardiniere del Monumentale 57 Gli Antichi Padri, la Via dell’Oro e la Via del Ferro 59 Il posacenere di Manlio 63 La Cuna del Bau 67 Il Mago di Lodi e i Corp Sant 71 Hermes e la Dama dei Cristalli 75 Epilogo 77 Tavola dei reperti Biografia dell'autoreLaura Porta, economista di formazione, è stata ricercatrice presso l’Università Bocconi dove si è laureata. Ama definirsi un’antropologa del contemporaneo. Arte, cultura e ambiente sono le sue grandi passioni: è stata delegata Fai a Monza, è attualmente presidente di Arca (organo deputato al coordinamento di manifestazioni ed eventi di Agrate Brianza). Da quando è nata trascorre il suo tempo libero scorrazzando in bicicletta e camminando tra i colli briantei, il lago di Como e le valli prealpine, suoi luoghi dell’anima. Informazioni aggiuntiveContiene le immagini a colori dei massi avelli più famosi citati nel testo e una tavola dei reperti. |
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