DUE STUDI DI STORIOGRAFIA E RELIGIONE ANTICHE
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€ 10,50
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In uscita il 14-02-2025
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Sull’opera di Cornelio Alessandro soprannominato Polistore. Oggetto di pochi studi, l’opera dello storiografo milesio Cornelio Alessandro detto Polistore (attivo a Roma nel I sec. A. C.) è vittima di interpretazioni contrastanti tra gli storici moderni, anche perché, della fluviale produzione dell’autore, ci sono giunti solo frammenti. “Se ogni ricostruzione dell’opera di Cornelio Alessandro, data la tradizione, è destinata a essere ipotetica, sembra possibile […] attraverso un’analisi estesa a tutti i frammenti individuare quegli elementi che […] permettono di precisare meglio […] la natura ed il livello della produzione letteraria dell’erudito di Mileto”. Alcuni indizi orientano a interpretare Polistore come un “paradossografo”, uno scrittore di meraviglie e fatti curiosi, di scarso valore storiografico. Per esempio, egli inserisce citazioni da altri autori in discorso indiretto, introducendoli col loro nome. Questo “era un procedimento tipico dell’antica letteratura paradossografica”. A ulteriore conferma, gli scritti di Cornelio Alessandro non saranno considerati fonti degne di attenzione da parte di storiografi di alto livello (per esempio Giuseppe Flavio), mentre Fozio (IX sec.), che ancora leggeva buona parte dell’opera di Polistore, lo considera come un paradossografo.
La missione nel mondo greco-romano. “Nel mondo greco-romano abbracciare una nuova religione non significa ripudiare quella precedente e ricostituire ex novo una nuova concezione della vita e della morte”. La ricerca di nuovi dei è connaturata al sistema religioso politeistico: il pagano politeista non può sentirsi depositario di alcuna verità religiosa assoluta e definitiva, non cerca la verità sugli dei, ma il modo migliore per adorarli”. Il problema del “vero dio” e del significato ultimo dell’esistenza riguarda la filosofia. “L’adesione a una filosofia, non a una religione, comporta il ripudio dell’uomo vecchio”. “Il Cristianesimo […] recava tutti i presupposti perché la sua missione si qualificasse nei suoi aspetti culturali come quella di una filosofia. I primi scrittori cristiani individuano nei filosofi pagani i loro precedenti […] uno dei punti di maggiore forza dell’apologetica giudaica e cristiana consiste nell’idea che certi valori, propugnati confusamente dalla filosofia greca, saranno portati a compimento dalla nuova “filosofia”. |
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