Olivi del Lago di Como
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EUR
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Informazioni importantiL’olivo è uno dei componenti più caratteristici del paesaggiodel Lago di Como. Pianta tipica del bacino del Mediterraneo (Olea europaea), raggiunge sulle sponde del Lario la massima latitudine e prospera sullo sfondo dell’arco alpino grazie a una sorprendente combinazione climatica. La coltura si diffonde in età romana, tant’è che si parla degli olivi di Giulio Cesare, ma le sue avanguardie potrebbero aver messo radici grazie a Liguri ed Etruschi, ragion per cui al primato geografico si aggiunge anche quello storico tra le zone olivicole del Nord Italia. Attorno al lago l’olivo è una presenza percettibile a colpo d’occhio per il fogliame sempreverde e argenteo che ammanta i versanti più soleggiati, modellati con fatica eroica a ciglioni e a terrazze su muri a secco per sfruttare ogni superficie accessibile. È questa una delle tessere più preziose del mosaico del paesaggio lariano, giunta a oggi dopo secoli di vicissitudini alle quali l’olivo è sopravvissuto grazie a straordinarie doti di longevità e resistenza. L’olearia lariana, giunta ai minimi storici nella seconda metà del Novecento, sta vivendo un vero e proprio rinascimento in termini tanto numerici – superficie, aziende, produzione – quanto di qualità, orientata sempre più verso l’eccellenza sotto il segno del marchio comunitario della Denominazione di Origine Protetta “Laghi Lombardi–Lario” DOP, istituito nel 1997. Questa guida, lungi dal voler essere esaustiva, ripercorre la storia dell’olivo lariano dalle origini all’attualità, passando dai luoghi iconici, come la Zoca de l’Oli, in Tremezzina, ad aziende e frantoi che di anno in anno ne raccolgono i risultati. |
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Dal prodotto il discorso si allarga alla tutela del paesaggio olivicolo,
sottolinenandone le potenzialità turistiche sullo sfondo di una proposta gastronomica basata innanzitutto sul pesce di lago. L’autore percorre tutto il lago tracciando per la prima volta un’ideale strada dell’olio lariano e conclude il viaggio con un ricettario che finora nessuna aveva azzardato. «Per la copia di ulivi celebravasi il littorale del lago di Como, e frequentissima menzione sia nelle carte, sia nelle storie trovammo e dei vigneti e delle vigne nostre». Cesare Cantù, Storia della Città e della Diocesi di Como (1829) Il ripristino dell’oliveto storico di Villa Carlotta, cui la guida dedica un’intera sezione, è una delle più belle vicende che qualificano il recente corso dell’olivicoltura lariana. Tutto nasce dalla ricerca sul germoplasma lariano affidata al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) per individuare gli elementi di tipicità sviluppati dall’olivo nei suoi duemila anni di storia per adattamento al quadro pedoclimatico del Lago di Como. Al termine di una campagna condotta sul campo in un arco di tre anni sono stati infatti isolate una trentina di piante con caratteri genetici di unicità scientificamente dimostrata. Sono stati questi “patriarchi” a fornire il materiale per ottenere in vivaio una nuova generazione di piante destinate all’impianto degli oliveti del futuro. Nell’ambito di un progetto sostenuto dalla Fondazione Cariplo, cento di questi giovani olivi hanno messo radici nell’entroterra di Villa Carlotta, primo passo del recupero della grande tenuta che fino all’Ottocento rappresentava il retroscena agricolo della proprietà. Così, oltre al giardino botanico, i visitatori della villa già oggi possono salire tra gli olivi fino a un nuovo belvedere, affacciato al Centro Lago, e soffermarsi in uno dei rustici insistenti sul podere, restaurato a fini didattici per degustazioni d’olio d’oliva lariano e laboratori pratici che lo utilizzano. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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